MARVELIT presenta:

 

 

#15 - DIALOGO SUI MASSIMI SISTEMI

 

 

Non ci sono errori più grandi

del credere di essere sempre nel giusto.

Samuel Butler

 

 

In una città come New York City, vedere una nave spaziale triangolare volare accompagnata da due elicotteri futuribili non è esattamente all’ordine del giorno, ma non è neanche poi tanto strano. Giusto il tempo di constatare che non si tratta di un’invasione aliena e di vederla atterrare sul Four Freedoms Plaza, e con l’eccezione di qualche fotografo e dei turisti tutti tornano a fare il proprio lavoro.

I due elicotteri girano intorno al palazzo, mentre la nave si posiziona a pochi metri dal tetto, scendendo molto lentamente. Le difese automatiche vengono subito attivate, ma invece di analizzare l’oggetto ed emettere cambi inibitori restano immobili, bloccati per la precisione.

Mentre un piccolo ascensore idraulico fa salire una figura femminile sul tetto, gli elicotteri atterrano e lasciano scendere velocemente dieci uomini in uniforme nera e cinque uomini con occhiali da sole e degli auricolari particolarmente avanzati.

Mentre gli elicotteri risalgono e i soldati si mettono in riga su due file, uno degli uomini in occhiali da sole si avvicina alla donna che tiene le braccia incrociate e batte nervosamente il piede.

-Spero abbiate un’ottima spiegazione per questo –  lo apostrofa mentre gli elicotteri si allontanano, quasi senza fare rumore.

-Mrs. Richards ? Mi è stato ordinato di consegnarle questo.

La Donna Invisibile prende in mano la pergamena, constatando che è in un materiale sintetico che non ha mai visto.

-State scherzando, voglio sperare !

-Se ha delle lamentele può rivolgersi alle Nazioni Unite, Mrs. Richards.

-Sue, che succede ? Avete bisogno di una mano ? – chiede una voce proveniente dal comunicatore incorporato nel suo costume. Un leggero crepitio indica che chi sta parlando sta andando letteralmente a fuoco.

-Sembra che abbiamo delle visite, Johnny. Non hai visto gli stemmi sul velivolo ?

Gli altri agenti si scambiano frasi in una lingua straniera che Susan conosce poco, ma riesce a captare una minima parte del discorso.

-<Via libera per l’atterraggio, rischio per la sicurezza a livelli minimi>

Il velivolo nero atterra dolcemente, appoggiando su un largo treppiede appena formatosi. Dal ventre scende una rampa, ed i soldati si mettono sull’attenti.

La Torcia Umana atterra in quell’istante, vorrebbe dire qualcosa ma la sorella gli fa cenno di stare zitto. Si posizionano direttamente davanti alla rampa.

Scendono due massicci robot, che portano in mano due elaborati stendardi, e si mettono ai lati della rampa.

-Secondo me ha visto troppe volte Guerre Stellari… però c’è da dire che sa fare delle entrate spettacolari.

Susan non sorride neanche alla battuta fatta per stemperare la tensione, e non distoglie lo sguardo dall’uomo in armatura che procede con fierezza disumana, i pugni stretti e l’ampio mantello che si muove sotto le correnti d’aria. L’intera scena trasuda “Potere”. E anche “Arroganza”.

-Cosa significa questo, Victor !? – chiede Sue mostrando la pergamena.

-Questa è un’occasione ufficiale, Susan. Sarebbe più appropriato se ti rivolgessi a me come Vostra Maestà.

-Ufficiale un accidenti. Cos’è questa messinscena ?

-Come spiegato nel documento, e confermato dal sigillo reale impressovi, vi è stata concessa udienza con il Re di Latveria.

-Peccato non l’avessimo chiesta.

-Questo è irrilevante. Desidero parlare con tuo marito, Susan… ora.

-Bene. Prendi un appuntamento, il nostro numero è sull’elenco.

-Susan-

-Sarebbe più appropriato se vi rivolgeste a me come Mrs. Richards, Vostra Maestà, visto che siete a casa mia.

-Questa conversazione è terminata.

Si incammina verso l’ascensore, ma Johnny gli si mette davanti con la fiamma ancora accesa.

-Togliti dalla mia strada, Storm.

-Puoi scordarti che ti faremo entrare, dopo aver distrutto la nostra ultima base.

-Curioso. Credevo che a causarne la distruzione fosse stato un impostore che pretende di essere il mio legittimo erede.

-Vogliamo vedere se la tua immunità diplomatica ti protegge anche dalle ustioni di primo grado !?

-La legge mi permette libero accesso al territorio americano, senza limitazione alcuna.

-E dove sarebbe questa legge ?

-Per creare nuove leggi basta una semplice penna, Storm.

-Lasciamolo passare – aggiunge la voce della Donna Invisibile mentre appoggia la mano sulla spalla del fratello – siamo in allarme rosso, ed ha i migliori sistemi di sicurezza del mondo puntati contro. Non credo che tenterà qualcosa di avventato…così come noi non ci sogneremmo mai di superare i più avanzati sistemi del tuo castello, non è così Victor ?

-Procediamo. Un capo di stato non può permettersi di perdere tempo in futili conversazioni.

I due super-eroi si fanno di lato per farlo passare, seguito dai suoi uomini. E’ l’unico capo di stato che precede le proprie guardie del corpo.

-Tra parentesi, Storm…ti consiglio di curare meglio la distribuzione del calore sul tuo lato sinistro. Le più rosee previsioni dei miei computer ti davano un minuto e sette secondi di vita, nel caso avessi deciso di attaccarmi.

Mentre segue il suo più grande nemico, per nulla meravigliato dal fatto che conosca la strada, Johnny Storm ha come l’impressione di avere fatto per l’ennesima volta la figura del poppante.

-Ricordami ancora perché non l’abbiamo preso a calci da qui a Latveria…

 

Giù nelle strade, sono ancora ben visibili i segni dell’infernale lotta avvenuta qualche giorno fa. Benjamin Grimm ripassa nel luogo in cui aveva ignorato la richiesta d’aiuto di una detective che cercava di salvare una bambina, vittima di un incidente d’auto. Guarda le impronte sull’asfalto lasciate dallo scontro di vetture. I suoi ricordi sono sfumati, come se avesse avuto un’allucinazione o fosse stato tutto un sogno. Ancora non riesce a credere d’essere tornato umano anche se per pochissimo tempo. Il vento invernale sferza sulla sua dura pelle rocciosa facendo sventolare, come bandiere, la sciarpa e l’avvolgente impermeabile che indossa per non farsi riconoscere quando gira fra la gente. Ripensa alle parole di quella donna di colore e nello stesso tempo si chiede cosa ne sarà stato della piccina che non ha aiutato.

-È stata davvero una tragedia, mi creda - dice Charlotte Jones appoggiando la mano sulla spalla del colosso. La Cosa, che era assorta nei suoi pensieri, fa un sussulto per l’improvviso arrivo della donna. Non la riconosce subito, ma lei ovviamente sì.

-Lei è la Cosa ? Il membro dei Fantastici Quattro originario di questa zona di New York, vero ?

-Ehm… Sì, sono io, ma non lo dica troppo in giro. Non amo essere inseguito dai cacciatori d’autografi !- risponde Grimm facendo un sorriso di circostanza.

-Piacere di conoscerla. Io sono il Detective Charlotte Jones. Io ero qui quel pomeriggio. Ha sentito anche lei dell’incidente che c’è stato qui ? Per questo sta osservando i segni sulla strada ?

-Piacere mio. Sì… Ho sentito alla TV e letto il Daily Bugle e, siccome sono di queste parti, sono venuto a vedere di persona. Ho un forte legame con questo posto. Dopo tutto, resta sempre il mio quartiere…

-Comprendo benissimo signor Cosa…

-La prego, mi chiami pure Ben.- l’interrompe il gigante

-Ok Ben, e tu chiamami pure Charlotte. Ti dispiace se ci allontaniamo un po’ da questo luogo ? Sto ancora male se ripenso a quanto è successo…

-Certo, capisco benissimo. Mi permetti d’offrirti un caffè? Così potrai raccontarmi con esattezza cos’è accaduto.

-Bene, vada per un caffè allora.

I due s’incamminano lungo il marciapiede verso Hell’s Kitchen.

 

Sala Riunioni del Four Freedoms Plaza. Fondamentalmente, un’ampia stanza con schermi ultrapiatti che farebbero gola a qualsiasi miliardario patito della televisione ed un sistema satellitare in grado di collegarsi con praticamente ogni punto del pianeta.

Reed Richards sta utilizzando questa tecnologia per parlare con due uomini; uno siede ad un’antica scrivania, l’altro gli è di fianco e sembra abbastanza nervoso.

-Di certo si renderà conto, dottor Richards, che una cosa del genere è praticamente impossibile da verificare…

-Non sono d’accordo, dottor Quinn. Si tratta di un progetto Top Secret, scoprire se ci sono state delle fughe di dati non dovrebbe-

-Perdoni la franchezza, dottore, ma nessuno degli scienziati che hanno lavorato sui suoi Protocolli Richards è riuscito ad intravedere applicazioni pratiche.

-Come !? Una volta resa stabile la matrice di transizione post-molecolare, sarebbe sufficiente introdurre dati non più specifici di una definizione di 850 atomi su cinquemila per sintetizzare materiale organico ! Come si può definire questo senza applicazioni !?

-Perdonatemi, ma temo di non seguirvi più. Di cosa state-

-Fondamentalmente, signor Presidente, i Protocolli Richards permetterebbero la creazione di materiale organico commestibile praticamente dal nulla. Sarebbe sufficiente una fonte di energia adeguata, ed avremmo sconfitto per sempre la fame nel mondo.

-Questo in teoria, Reed. Ci sono dei problemi sui dati per la replicazione, e soprattutto per mantenere stabili gli equilibri molecolari sarebbe necessario impiegare più energia di quanta ne produca il Sole in vent’anni. Nemmeno ai tempi della State University facevi progetti così colossali…

-Andrew… come ti ho già spiegato, la quantità di energia può essere drasticamente ridotta stabilizzando gli equilibri molecolari. Basandomi su equazioni euristiche e tecniche di controllo del decadimento protonico, derivate dallo studio della tecnologia Skrull…

-Richards, non nego che il suo progetto possa un giorno essere attuabile, ma le posso assicurare che i dati che lei ci ha consegnato non sono stati presi in esame da esterni, e che non possono esserci state delle fughe di informazioni.

-Francamente concordo con il mio consulente scientifico, dottor Richards. Si tratta di un progetto inattuabile, e sicuramente il Paese ha ben altre priorità al momento.

-Anche su queste “priorità” avrei parecchio da ridire, signor Presidente, ma non credo sia il momento adatto. E’ una questione di sicurezza nazionale: i dati sui Protocolli Richards sono stati trafugati, ed ho forti sospetti su chi possa esserne l’artefice.

-La prego di non entrare in questioni di politica internazionale che non la riguardano, dottor Richards. Non concordo appieno con la condotta dei miei predecessori in materia, e non vedo di buon occhio le interferenze dei civili in operazioni così delicate.

-Lo so, signor Presidente. E’ uno dei numerosi motivi per cui non ho votato per lei.

-Se avesse avuto così a cuore la sicurezza del nostro Paese, dottore, ci avrebbe consegnato tutti i dati in suo possesso, invece di tenere per sé quelli più importanti e fornirci solamente i risultati dei suoi esperimenti.

-Dati a cui, guardacaso, era molto interessato l’esercito per le possibili applicazioni belliche ?

-Non so di cosa sta parlando, dottor Richards, e sinceramente sta oltrepassando i limiti della civile discussione.

-Non voglio distrarla troppo dalle sue “priorità”, signor Presidente. Ho solo un’ultima domanda: per quale motivo tutte le misure restrittive nei confronti di Latveria sono state annullate, ed abbiamo presentato all’ONU dei progetti per la sua reintegrazione ?

-Ho risposto alle sue domande per merito della sua indiscussa reputazione, dottor Richards, ma non posso rispondere a questa. Il nostro Paese-

-In questo caso, Signor Presidente, non abbiamo più niente da dirci. Buona giornata.

Il braccio si allunga per raggiungere il comando di spegnimento, facendo comparire sullo schermo un’immagine della Casa Bianca e relativo simbolo, con la scritta “CONNECTION LOST”.

Reed si appoggia alla sedia e per la prima volta gli dispiace di aver smesso di fumare la pipa. E’ stato azionato l’allarme rosso, senza che se ne accorgesse. E’ raro che sia così distratto mentre non sta conducendo esperimenti o collaudando macchine.

-Uh…Reed ? Tutto a posto ? – chiede con voce incerta Susan, la testa che spunta dalla porta aperta solo quanto basta.

-Diciamo di sì, cara. Che c’è ?

-Sbaglio o hai appena sbattuto il telefono in faccia al Presidente ?

-Veramente si trattava di una videocomunicazione…

-Dev’essere la giornata adatta per mandare a quel paese dei capi di stato, allora.

-Tutto questo è semplicemente…ridicolo – si lamenta una voce metallica nel corridoio, inconfondibile. Susan e Reed si scambiano uno sguardo d’intesa, prima divertito e poi preoccupato. Poi Mister Fantastic fa cenno di sì con la testa. La porta in legno si apre, e il Dottor Destino entra nella stanza tenuto d’occhio dalla Torcia Umana.

-Richards.

-Victor. Suppongo non sia una visita di cortesia.

 

Al piano terra, oltre i vetri lucidati a specchio, c’è la reception del palazzo. Un uomo visibilmente trasandato si dirige verso il centro della enorme stanza, dove una ragazza con gli occhiali attende immobile, sbattendo saltuariamente le palpebre.

-Benvenuto al Four Freedoms Plaza. Io sono Roberta, desidera ?

L’uomo nota con sorpresa che la ragazza è in realtà un robot, un mezzobusto umanoide collegato ad un complicato sistema automatizzato che fluttua a mezz’aria, apparentemente sostenuto dai cinque raggi luminosi che si collegano alla scrivania.

-D-dovrei parlare con il dottor Richards.

-Il dottore è attualmente impegnato, signor… - lo sguardo indagatorio è quasi realistico, mentre un software apposito compara i dati del soggetto a quelli in memoria.

-Pledgeworth. Il dottor Richards mi conosce.

-Naturalmente. Se può attendere qui, avviserò il dottore del suo arrivo non appena si sarà liberato.

 

In una tavola calda di Hell’s Kitchen, un colosso di pietra arancione sta seduto ad un tavolo. Davanti a lui una bella donna di colore ha in mano una bella tazza di caffè. La Cosa non sa ancora come entrare in argomento. Come farà a farsi raccontare tutti gli eventi successivi al mancato soccorso ? Gli occhi di entrambi vagano fuori dalla vetrina del locale, finché quelli della Detective si fissano nella sua tazza semivuota. Improvvisamente comincia a piangere… L’omone le si avvicina porgendole il suo fazzoletto.

-Scusa Ben, ma ogni volta che ripenso a quegli attimi di follia mi sento inutile- dice l’ex poliziotta singhiozzante –Penso a quella bimba, a com’era bloccata lì dentro quei rottami e a tutto quel che ho fatto per tentare di salvarla.

Sul volto dell’eroe scende un velo di tristezza. Sa che avrebbe potuto aiutare la giovane Detective a salvare la bimba e sa anche che non ha voluto farlo. Quello emerso da sotto la dura scorza rocciosa era il suo vero io ? Quanto era stata cosciente la sua decisione di non intervenire ? Come può adesso guardare ancora in faccia la donna che ha di fronte ?

-Avevo anche cercato di farmi aiutare dalla gente che c’era nei paraggi della zona dell’incidente, ma nessuno s’è avvicinato. Figurati poi che c’è stato un tipo strano che girava con dei pantaloncini col simbolo del tuo gruppo e quando gli ho chiesto auto mi ha risposto:« Non è un problema mio bella, sbrigatela da sola, ho di meglio da fare… IO !». Ti rendi conto di quanto può essere crudele un essere umano con un suo simile ?

-Mah… Visto quel che stava succedendo in tutto il mondo è possibile che non fosse in sé - tenta di giustificarsi Grimm.

La donna salta in piedi e dice: -CHIUNQUE FOSSE QUEL BASTARDO PER ME NON HA SCUSANTI !!! LA BAMBINA MI È MORTA TRA LE BRACCIA MENTRE LA PORTAVO IN OSPEDALE !

Ben si getta verso la donna e la prende tra le braccia per cercare di calmarla e consolarla. Gli avventori all’interno del locale li guardano stralunati. Con ancora la donna tra le braccia, la Cosa paga il conto lasciando una lauta mancia e poi accompagna fuori la sua compagna.

Una volta fuori dal locale: -Charlotte mi spiace che tu abbia sofferto tanto. Vorrei aver potuto esserti utile, ma sono… stato chiamato al Village per risolvere i problemi e salvare il mondo.- dice l’uomo per tentare di sdrammatizzare, ma le sue parole hanno tutt’altro effetto.

-Io troverò quel mostro e gli farò dare la sedia elettrica !!!- risponde la Jones con il fuoco in fondo agli occhi.

In quel momento: *Ben, sono Johnny, mi senti?*

-Scusa un attimo Charlotte, mi chiamano dalla base… Sì dimmi fiammiferino, dimmi tutto.

*Aehmmm… Forse sarebbe meglio se venissi a casa, abbiamo visite !*

-OK ! Porto un’amica a casa sua e ti raggiungo.

*Ti mando la Fantasticar a prenderti sassetto, fa presto.*

-Charlotte, mi spiace ma devo andare. Posso accompagnarti a casa?

-No grazie, preferisco prendere un taxi. Spero di rivederti presto Ben, mi ha fatto piacere parlare con te. Sono sull’elenco nel caso tu voglia chiamarmi. Ciao.- subito dopo il saluto gli stringe la mano e comincia a sbracciarsi per fermare un taxi. Con la morte nel cuore, Ben Grimm s’avvia verso il Four Freedom Plaza.

 

Four Freedom Plaza.

-Questo è un colloquio privato. Uscite.

-Adesso esageri, Destino ! – lo apostrofa Johnny puntandogli contro il dito, che è in fiamme come il resto del braccio – Ne ho abbastanza di-

Destino afferra il polso, incurante della temperatura, e sposta il braccio con decisione. Johnny non riesce a muovere la mano.

-La mia non era una richiesta, Storm. Era un ordine.

Susan tenta di avvicinarsi, ma due soldati le sbarrano la strada con le loro armi. Potrebbe sbarazzarsene facilmente, ma non vuole dare inizio alle ostilità.

“Nemmeno Destino si abbasserebbe mai a un trucco così basso per attaccarci. Ma con lui, per essere certi c’è un modo solo…”

-Ho tollerato un simile affronto alla mia persona solo in qualità del mio attuale stato di ospite, Storm. Considerati fortunato.

-Destino… vi lasceremo qui da soli, ma devi darmi la tua parola che non farai niente per danneggiarci.

-Così sarà. E la parola di Victor Von Doom è solida quanto la pietra. Ora uscite.

Lascia andare la presa e scambia un’occhiata con Johnny, facendo salire la tensione alle stelle fino a quando la Torcia Umana non si allontana a malincuore.

Susan raggiunge il marito e lo bacia delicatamente su una guancia.

-Stai attento, mi raccomando.

Entro pochi secondi, nella stanza rimangono solo i due vecchi rivali. La porta viene chiusa e i due robot montano di guardia.

Reed si siede al tavolo delle riunioni, e Destino fa altrettanto dall’altro lato, come se si sedesse su un trono. Reed ha un’espressione molto strana in volto.

-Buffo, non trovi ? Se ci fossimo trovati più spesso attorno a un tavolo a parlare, forse ci saremmo risparmiati molte battaglie.

-Se questo improbabile pensiero ti conforta, seguita pure a coltivarlo.

-Perché sei qui, Victor ? L’ultima volta che abbiamo parlato hai finto di volermi aiutare per poter ottenere il potere assoluto ed uccidere la mia famiglia, mentre la volta precedente hai collaborato per sconfiggere i marziani e salvare il pianeta.

-Ho un’ottima memoria, Richards… non è necessario ricordarmi cose che già so. Oggi non sono qui per parlare con la mia nemesi, con lo scienziato o con il cosiddetto eroe.

-Immagino nemmeno con il padre di famiglia. Cosa resta ?

-L’uomo d’affari.

-Cosa ?

-Approfittando della favorevole situazione internazionale, Latveria si sta espandendo nel resto del mondo. Con particolare attenzione all’America, e più precisamente alla Fantastic Four Inc.

-Starai scherzando !

-Per niente. Intendo acquistare il 25% delle azioni. La cifra non ha importanza.

-Dopo tutto quello che è successo in questi anni dovrei prenderti sul serio ?

-Chiunque abbia un briciolo di intelletto mi prende sul serio, Richards. Con un quoziente intellettivo che rasenta i 250 pensavo tu rientrassi nella categoria.

-Sto ancora cercando di capire quale piano contorto tu possa aver architettato per sfruttare le nostre azioni in un tentativo di conquistare il mondo.

-Hai considerato l’ipotesi che questo non rientri nei miei progetti ?

-Per circa due secondi, sì. Di recente hai messo molto in chiaro che un’alleanza è impraticabile. Questo non è da te, Victor.

-Come sempre fallisci nel comprendermi, Richards.

-Mettiamo che sia vero e che sia tutto qui. Per quale motivo dovresti farlo ? Non useresti mai un trucco del genere per ottenere la mia tecnologia.

-Insolenze ! – grida battendo il pugno sul tavolo, progettato per resistere all’irruenza della Cosa.

-Tu non hai nulla che possa servirmi !

-Inclusi i Protocolli Richards ?

I due nemici si scambiano uno sguardo di sfida. Non è dello stesso tipo scambiato con la Torcia… questo non è un sovrano che mette al suo posto un giovane arrogante, è il signore del mondo che tiene alla larga il diavolo che gli si oppone. Nella sua mente, se non altro.

-Che cosa hai in mente, Victor ?

-Il futuro.

-Che comprende te seduto su di un trono, con tutto il mondo ai tuoi piedi, scommetto.

-E’ inevitabile.

-Sai che te lo impediremo, Victor. Noi o qualcun altro.

-No. Non questa volta. Non ti lascerò rovinare il mio mondo, Richards. Sì, ho detto rovinare, e soprattutto ho detto mio.

-Sei tu quello che cerca di uccidermi e sconfiggermi, praticamente dai tempi dell’università !

-Ah ! E’ di tuo estremo interesse non portare la conversazione su questo argomento, Richards. Te lo assicuro.

-No. Parliamone, invece.

I due si fissano negli occhi, ai lati opposti del tavolo. Ognuno occupato a leggere le intenzioni dell’altro.

-Se solo tu avessi ammesso la tua inferiorità, Richards… Pensa a quante cose avremmo potuto fare, a quanto potere avremmo-

Mentre Destino parla, Reed scuote lentamente la testa. Destino si ferma.

-E’ tutto qui ? E’ questo quello che vuoi ? Basterebbe questo a mettere fine alle battaglie, ai sotterfugi, alla sofferenza ?

Destino non risponde e non sposta lo sguardo. Reed allarga le braccia in segno di rassegnazione.

-Tu sei migliore di me, Victor. Non è quello che volevi sentirti dire ?

Pur senza muoversi, l’espressione di Destino diventa molto più aggressiva. E Reed distoglie lo sguardo, continuando a parlare.

-“Destino non può accettare una resa incondizionata in un modo così semplice, Richards”.

-Se avessi voluto una pessima imitazione di me stesso avrei adeguatamente programmato uno dei miei Doombot, Richards.

Destino si allontana, appoggiando una mano alla finestra e osservando la città.

-Non si tratta di orgoglio, Richards, ma del bene di questo mondo…un mondo che amo con tutto me stesso, e per questo desidero solo il meglio per lui.

-Un meglio che solo tu puoi dare, scommetto.

-I miei nemici mi considerano un pazzo megalomane. Non pensare che non lo sappia, Richards. Credono che io mi reputi l’uomo più adatto a governare il pianeta solo a causa della mia vanità. E’ così incredibile pensare che sia vero ? E’ così incredibile pensare che i miei metodi siano giusti, e i vostri errati ?

-Victor, io rifletto sui miei metodi almeno una volta alla settimana. E’ umano avere dei dubbi, mentre essere sempre certi di avere sempre ragione… Conosci la storia come me e forse di più, quindi non è necessario che io termini la frase.

-Sei forse cieco, Richards ? Non vedi cosa sta accadendo al mondo ? Non desideri anche tu salvarlo da se stesso ? O forse non riesci a vedere oltre le tue stesse macchine, oltre la tua tecnologia avanzata ?

-Stai parlando di te stesso, Victor, e lo sai.

-Riesci a dirmi che i miei fini sono sbagliati, Richards ? O hai sempre escluso a priori che io possa avere ragione ?

-Non ha importanza quanto siano nobili i tuoi fini, Destino. Sono i mezzi ad essere sbagliati.

Victor Von Doom sospira, ed il suono risuona all’interno del casco metallico. Tenendo la mano destra sulla spessa cintura di cuoio sintetico, appoggia il braccio sinistro sulla vetrata, come per riparare la vista dal pallido sole, avvicinando la testa per vedere le strade di New York.

-Avevo sei anni quando vidi per la prima volta una città. Eravamo saliti quasi fino ai confini con la Polonia, lontani dagli altri Zefiro, e c’era troppa neve per accamparsi in periferia. Mio padre aveva trovato lavoro presso una farmacia, quando gli editti reali contro gli zingari non lo proibivano ancora. Ai quei tempi Latveria soffriva di una tremenda carestia, e la denutrizione non fece altro che favorire l’insorgere di numerose malattie. Mio padre era costretto a lavorare tutto il giorno, mentre la drogheria di fronte era sempre chiusa. Pensai che anche lui fosse morto per un malanno; presi tutto quello che potevo dal suo negozio, e lo diedi agli affamati. Tornai diverse volte al negozio, senza mai trovare nessuno. Quando la carestia finì, ed il tempo di lasciare la città non era più così lontano, rintracciai la casa del droghiere. Le porte erano chiuse, ma osservando Boris nel suo lavoro di fabbro ne sapevo già abbastanza per entrare indisturbato. Entrai e vidi il droghiere, grasso e bene in salute, che dormiva davanti al camino, con la bottiglia di vino di fianco al divano. Nella casa c’erano provviste per almeno altri due mesi… doveva essersi rintanato per la paura di essere contagiato. Un grosso topo aveva già dato alcuni morsi alle vivande. Nella mia mente scattò qualcosa. Con estrema calma e freddezza, trovai il veleno per topi e lo versai nella bottiglia. Portai con me alcune delle sue provviste e le lasciai davanti alla chiesa. Lasciammo la città tre giorni dopo, senza guardarci indietro.

Reed deglutisce, ed una piccola goccia di sudore gli attraversa la fronte. Sei anni...

-Tornai in città a quattordici anni. In molti si ricordavano ancora di me. Per un attimo pensai volessero cacciarmi, per aver ucciso il droghiere. Invece mi dissero che era sopravvissuto per miracolo, e che pentito confessò tutto quanto. Lo avevano impiccato in una notte nevosa. Oggi è la terza città di Latveria per numero di abitanti, e nessuno di loro ha più sofferto la fame. Mai più.

L’uomo più intelligente del mondo distoglie lo sguardo, fissando il nulla e riflettendo. Destino incrocia le braccia dietro la schiena e fissa il cielo.

-Questo è ciò che hai scelto di fare, Reed. Hai scelto di non rendere il mondo un posto migliore, credendo che non esistesse nessuno adatto a prendere le decisioni al posto della gente comune. Sei uno scienziato e un esploratore, Richards: quanto è scientifico conservare la conoscenza senza condividerla con gli altri ? Chi sei tu per decidere cosa è lecito e cosa non per gli esseri umani, quali posti possono raggiungere e quali gli saranno per sempre negati ? Hai scelto di essere un perdente, Richards, di essere come tutti quanti gli altri. Osi mettere in discussione i miei principi, i miei scopi e le mie ragioni, ma le basi su cui hai costruito il tuo mondo sono eteree come l’aria.

Lo sguardo di Reed è fisso su Destino, e pieno di rabbia. E’ uno scontro di volontà che si è verificato centinaia di volte, ma questa volta i ruoli sono stati invertiti.

-Da quando hai deciso che il mondo e più importante del tuo ego, Victor ? Io ho fatto il possibile per migliorare il mondo, seguendo la mia coscienza, e stando sempre attento alla tentazione di credermi Dio. I Protocolli Richards sono il più grande vaso di Pandora che abbia mai ideato: con essi si può rendere il mondo un paradiso, oppure sterminare l’intera popolazione terrestre. Ciò che crea può anche distruggere, e tu lo sai molto meglio di me. Con la nostra tecnologia, ad un errore può seguire la più tremenda delle stragi. Può scatenare il mio peggior incubo, e il tuo sogno più grande: darci la responsabilità assoluta e costringerci a bruciare tutte le tappe. No Victor, la violenza ed il potere ottenuto con la forza non sono mai la scelta migliore.

Destino si volta per guardare negli occhi il suo più grande nemico. La tensione presente nella stanza è più esplosiva dell’intero arsenale del dittatore zingaro.

-Dici che i miei mezzi sono sbagliati ? E allora io ti dico, dimostramelo: metto in gioco l’intera umanità come posta.

-Il gioco è sempre stato quello, Victor, dalla prima volta in cui mi hai rivolto la parola. E la posta non è mai diminuita.

-E’ qui che ti sbagli, Richards, esattamente come quando eri poco più che un ragazzo…

Il guanto metallico si illumina debolmente, caricando e trattenendo un’energia sufficiente a spazzare via l’intero piano in pochi attimi.

-…non è mai stato un gioco, per me.

La Detective Jones rientra nel suo studio sbattendo la porta. La Cosa non è certo stato il primo supereroe cha ha incontrato in vita sua, ma il loro incontro le ha fatto uno strano effetto facendo nascere in lei un senso d’inquietudine del quale non riesce a spiegarsi l’origine. Gli ha parlato molto questo pomeriggio, s’è subito sentita a suo agio con quel gigante e sente che non le dispiacerebbe affatto rivederlo. Magari potrebbe anche darle una mano con le sue indagini…

Sotto al FFP ancora molta gente sta osservando la cima dell’edificio. Gli elicotteri latveriani volteggiano intorno al grattacielo. La Fantasticar s’avvicina alle porte dell’hangar.

-Che razza di sviluppo rivoltante ! Sembra che siamo stati invasi dal dottor lattina ancora una volta. Per questo il moccioso era così nervoso. Meglio sbrigarsi.

Grimm atterra velocemente. Di volata lo raggiunge Johnny Storm.

-Possibile che non possa assentarmi per un secondo senza che Destino metta piede in casa nostra ?

-Ben, calmo. Reed ci sta parlando in sala riunioni proprio adesso e…- la Torcia Umana non finisce la frase che viene interrotto dall’amico:

-Adesso vado e gliene dico quattro. Come si permette a fare irruzione in casa mentre sono via, mi ha tolto il piacere di rimandarlo in quel suo castello dell’orrore a calci nel suo culone metallizzato.

Dopo aver scansato Storm, Grimm si reca di corsa verso la sala riunioni. Durante il tragitto oltrepassa la Donna Invisibile che sta appoggiata a un muro, qualche metro prima della porta sorvegliata dai Doombot. Ben la saluta distrattamente stupendosi della tranquillità con la quale stava giocherellando con una ciocca di capelli. Qualche passo dopo la Cosa sbatte il muso contro un campo di forza invisibile.

-Suzie, ma che diavolo t’è saltato in mente ??? Il mio povero nasino è tutto dolorante…

-Benjamin Grimm, non disturbare mio marito. Anche perché se c’è qualcuno che dovrà dirne quattro a Destino quella sono io. Sono stata CHIARA ?!

Grimm non riesce a reggere lo sguardo furibondo della signora Richards e si volta verso il giovane amico che nel frattempo li ha raggiunti. I due uomini si guardano negli occhi e capiscono che è meglio non contraddire la signora.

 

-Ti rendi conto di quanto sarebbe facile ?

Il calore emesso dal guanto di Destino è avvertibile ad un paio di metri di distanza, anche se debolmente. La mano del Dottore è ben schermata, ma non esiterebbe a fare lo stesso anche se fosse in fiamme.

-Avrei potuto farlo anni fa. Se lo avessi voluto, non avresti mai avuto la benché minima possibilità di sopravvivere. Destino è un uomo d’onore, e non potrebbe essere altro. E’ stato un qualche tipo di ammirazione, la speranza che tu potessi crescere e rimediare ai tuoi peccati, a frenare la mia mano in passato ?

-Siamo troppo vecchi per questi giochini, Victor. Non mi uccideresti in qualunque situazione che non preveda un tuo successo totale o almeno un duello all’ultimo sangue. Non saresti venuto qui per parlarmi senza un vero motivo, e non pretenderesti mai che io ti consegnassi la mia tecnologia. Basta con i sotterfugi, Victor. Cosa sei venuto a fare ?

-Destino non attua… “sotterfugi”. Ero e sono tuttora mortalmente serio. L’onore mi obbliga a dare una minima chance all’avversario, e a tentare la via che prevede meno vittime possibili. Offrirò all’umanità tutto ciò che ha sempre desiderato, che lo voglia oppure no. Sarai con me in questa battaglia, Richards, o sarai come al solito arroccato nelle tue insulse difese morali ?

-“O con me o contro di me”. La tua capacità di distinguere il bianco dal nero da un punto di vista assolutamente personale non cessa mai di stupirmi. So che sei stato tu a prendere i Protocolli Richards, so che sei tu a ricattare in qualche modo i paesi che appoggiano Latveria, e so anche che non saresti venuto qui a parlarmi se fossi stato veramente sicuro di quello che volevi fare. Volevi una conferma, volevi essere certo che io mi opponessi al tuo piano… perché non riesci a concepire che la tua “battaglia” e la mia siano la stessa cosa, solo con metodi differenti. Tu mi stai implorando di fermarti, Victor, urlando di non farlo. Hai ampiamente dimostrato di poter superare la mia inventiva…sì, al contrario di te non ho problemi ad ammettere quando qualcun altro fa meglio di me… e siccome non puoi sopportare il pensiero di aver raggiunto lo scopo che ti sei prefissato per anni, hai deciso di superare le mie stesse invenzioni, adattandole ai tuoi metodi. Non puoi essere perfetto, Victor, non puoi avere tutto sotto controllo, e non potrai mai dimostrarmi qualcosa che non puoi nemmeno dimostrare a te stesso. Credi di offendermi dandomi dello scienziato e dell’esploratore ? Io sono fiero di ciò che sono, e non ho bisogno di nascondermi dietro una maschera di odio ed arroganza per dimostrarlo.

-Discorsi altisonanti da chi non sa nemmeno quali pericoli si nascondono nella sua stessa casa. Questo mondo è un posto pericoloso.

-Lo so. Ci sei tu.

Al centro della stanza che è al centro del mondo e sopra di esso, due nemici eterni accettano la reciproca sfida, e nessuno dei due è disposto a cedere. Destino si volta facendo battere i tacchetti degli stivali metallici, ed afferrando con il braccio il lungo mantello verde, concedendosi un ultimo sguardo al punto di vista dell’avversario. Poi sospira, ed il suo tono si fa più drammatico che mai.

-Ci sarà una guerra, Richards.

-Ed io sarò sempre lì a fermarti, Victor, con la mia famiglia. Come sempre.

-Ne dubito.

-Cosa credi che abbiamo fatto per tutti questi anni ?

-Se per voi fosse veramente possibile sconfiggermi, Richards, lo avreste fatto già da tempo. Non ha importanza che io non abbia vinto ogni singola battaglia: non mi avete mai veramente sconfitto, né mai lo farete. E sai perché ? Perché nel profondo, anche voi sapete che ho ragione.

-Se questo improbabile pensiero ti conforta, seguita pure a coltivarlo.

La porta viene aperta con naturalezza, come se il re fosse ancora nel suo regno. In fondo, nella sua mente, non manca molto a rendere questa sensazione una realtà.

-Preparati alla sconfitta definitiva, Richards. Ne avrai bisogno, te lo assicuro.

Ignorando gli sguardi degli altri membri dei Fantastici Quattro, Victor Von Doom si allontana richiamando i suoi uomini con un gesto, ed aggiungendo in latveriano:

-<Torniamo alla Capitale. Non c’è più nulla degno del mio interesse, qui>

-Ehi, testa di latta ! -  lo chiama la Cosa, afferrando un lembo del mantello – Tutto questo casino e non hai niente da dirci ?

Fucili in grado di abbattere case sono puntati sul massiccio eroe dalla pelle arancione, ma vengono abbassati ad un cenno distratto del sovrano.

-In verità sì, Grimm. Godetevi questi tempi di pace, perché saranno gli ultimi per voi.

-Victor, aspetta.

Reed allunga un braccio verso il tiranno in armatura. Il re di Latveria gli strappa un plico dalla mano. Lo apre e ne esamina il contenuto, per poi fissare di nuovo la nemesi di sempre.

-E’ uno scherzo ?

-No. Un dono. Una delle azioni della Fantastic Four Inc. Per dimostrarti che credo ancora nella tua redenzione, dopotutto.

-Io sono Destino. Non accetto doni. Sarai… adeguatamente retribuito… con il quadruplo del valore di questa azione. Per dimostrarti quanto posso fare con ciò che tu ti limiti a sprecare. Sudditi… torniamo in patria.

Il piccolo contingente balcanico si allontana, rincorso dalla Torcia Umana che vuole assicurarsi fino all’ultimo che la visita non faccia danni. Sua sorella si avvicina a Reed, decisamente adirata.

-Come hai potuto fare una cosa del genere senza consultarci !? Quando imparerai che Destino non fa altro che sfruttare la tua compassione, come sfrutta qualsiasi altra cosa ?

-Susan, se attuassimo i suoi stessi schemi di pensiero, non saremmo diversi da lui. E poi… è una sola azione, in fin dei conti…

-Ecco, sottovalutiamolo un’altra volta, bravo.

La Donna Invisibile se ne va serrando i pugni, incrociando Johnny che sta tornando indietro.

-Se ne è andat- whoa, è da un pezzo che non vedevo Sue così arrabbiata.

-Ma insomma, che succede ultimamente da queste parti ? Siete sempre così tesi…

-Cos’altro ti aspetteresti, Ben ? Siamo in guerra...

-Papà ! Papà ! – urla una voce che si fa sempre più vicina.

-Franklin ?

-Che c’è, scricciolo ? – tenta di alleggerire la tensione la Cosa, ma inutilmente.

-In televisione, papà ! C’è una cosa che devi assolutamente vedere !

Il comunicatore sulla parete emette un beep insistente, e Reed preme il pulsante di risposta.

-Un attimo, Franklin… sì ?

-Dottor Richards, c’è un certo signor Pledgeworth che insiste per vederla. Dice di conoscerla.

-Papà, non sto scherzando ! E’ importante davvero !

-Non conosco nessun… ah sì, certo. Digli di tornare domani, Roberta, non è proprio il momento più adatto.

-Papà !

-D’accordo, Franklin, d’accordo.

-Come desidera, Dottor Richards – conclude la centralinista robotica.

 

La reception.

-Mi dispiace, mister Pledgeworth, ma il dottor Richards è molto impegnato. Non potrà riceverla oggi, ma se potesse tornare domani…

-Senta, io devo assolutamente parlargli oggi… è di vitale importanza, credo sia colpa sua se ho dei superpoteri adesso…

-Naturalmente. Se potesse tornare domani…

-E’ sorda !? Le ho detto che gli devo parlare ADESSO !

Batte il pugno sul tavolo, sfasciandolo per metà e mettendo in evidenza i sistemi automatici. Ritrae la mano, e tocca istintivamente un punto sulla spalla sinistra.

-Oh, no… l’ho rifatto…

Una mano massiccia si appoggia sull’altra spalla, facendo lievemente pressione.

-C’è qualche problema, signore ?

-N-no, agente…credo di essere solo…ho perso la pazienza, non volevo…

-Devo chiederle di uscire, signore.

-Sì, certo…

Il piccolo uomo di mezz’età esce, riparandosi nel cappotto di due misure più grande che ha trovato vicino a un cassonetto dei rifiuti, dove ha dormito l’ultima notte.

-Dannazione !!! Perché a me !?

Due giorni di disperazione fanno sentire i loro effetti, e questa volta il pugno incontra la resistenza delle mura rinforzate del Four Freedoms Plaza, meno efficace del semplice metallo ricoperto di legno della scrivania. Il grattacielo viene scosso lievemente, come un altissimo diapason, e non sentendo più il freddo Harold Pledgeworth torna a cercare un posto caldo dove fermarsi.

 

Molti piani più in alto, davanti alla camera di Franklin.

-Per mia zia Petunia !!! Cosa è stato, un terremoto ?

-A New York ? No, demoni e marziani sono normali da queste parti, ma un terremoto decisamente no.

-Farò i necessari controlli una volta scoperto qual è il problema di mio figlio, Johnny. Allora, Franklin, cosa c’è di così importante alla televisione da-

-…ndo i primi dati non ufficiali, ammonterebbero a ottocento morti e a un numero imprecisato di feriti. Ecco, ci arrivano in questo momento le ultime notizie… il ministro degli esteri di Latveria definisce “un atto sconsiderato” l’attacco a sorpresa della vicina Molavia ed informa che, durante la recente follia di massa che sembra aver colpito tutto il pianeta, la nazione balcanica aveva ricevuto numerose minacce da parte della Molavia. Sempre secondo il ministro, in questo stesso momento il re Victor Von Doom sta tenendo un discorso ai capi del proprio esercito; resteremo in collegamento per dare eventuali reazioni degli stati confinanti. Ripetiamo per chi si fosse collegato in questo momento: Latveria ha respinto con violenza un attacco a sorpresa della Molavia, che è costato la vita di ottocento molaviani. E’ stato ordinato il rientro in patria degli ambasciatori, e secondo le indiscrezioni che sono trapelate Latveria sta preparando il suo esercito per invadere la Molavia. Entro stasera potrebbe esserci la dichiarazione di guerra firmata da Victor Von Doom. Questo è tutto, ci risentiamo all’edizione delle sei. Pubblicità.

 

CONTINUA…